Buon pomeriggio a tutti!!!
Questa è una storia che ho scritto per il mio Leo (<3), il fidanzato più adorabile e stupendo di tutto l'universo (
) in occasione del suo compleanno, e gliela dedico con tutto il mio amore e con tanti tanti auguri!!!
La fanfic ha come tema le riflessioni di Sasori in punto di morte.
Spero di cuore che la mia storia vi possa regalare delle emozioni, sappiate che ci ho messo tutta me stessa e sarò contentissima di ogni commento o critica vorrete fare.
Note: la parola ataraxia indica l’imperturbabilità dell’animo, e la frase sottostante, “omnia mortalia peritura sunt” significa “tutto ciò che è mortale è destinato a morire”.
ATARAXIA
OMNIA MORTALIA PERITURA SUNT
Una goccia di pioggia cade sul mio viso, risvegliandomi.
“Sono vivo…”
Penso, aprendo lentamente gli occhi. Sento le mie energie sfumare lentamente, mentre nel mio cuore, o meglio, nei suoi sanguinanti resti, sento uno strano, piacevole calore cominciare a farsi strada in ogni fibra del mio essere.
“Sto forse morendo…?”
Mi chiedo, mentre il dolore delle ferite svanisce piano, diventando solo un lontano ricordo, che scivola via lungo il mio corpo come fosse lavato dalla pietosa pioggia.
Una domanda, strisciando a fatica nella mia mente indebolita, giunge finalmente ad essere illuminata dall’ormai eterea luce del mio pensiero: ora che la mia vita si estingue lentamente, come la flebile fiammella di una candela che si sta spegnendo nella pioggia battente, che senso ha avuto essere vivo?
Io che avrei voluto, io che avrei potuto vivere per sempre, che cosa ho ottenuto, alla fine?
Domande, solo domande, che riecheggiano nei vuoti meandri della mia coscienza, domande che si stagliano, immense ed implacabili, contro l’insensibilità della mia anima, algida e fragile come l’ultima neve invernale, sfiorata dalla calda luce di un rinato sole a primavera.
Questo era davvero l’inverno della mia esistenza, o era solo la primavera, in cui nuove, vivide gemme sarebbero sbocciate dai rami ormai inariditi delle mie emozioni, e la mia morte non sarebbe stata altro che una mera transizione, un’alba carica di sogni e promesse che avrebbe segnato il passaggio tra la notte e il giorno, tra le tenebre e la luce, tra l’inferno e il paradiso della mia vita?
“Chissà com’è, la morte…?”.
Mi domando, mentre la pioggia non cessa di cadere dal cielo plumbeo che si riflette nei miei occhi altrettanto grigi, sempre più vacui e privi di vita a mano a mano che il poco tempo rimastomi nella grande clessidra del mondo si esaurisce.
Non avevo mai contemplato l’idea di morire, prima d’ora; ero sempre stato certo di essere destinato a vivere per sempre, di essere destinato a diventare un eterno, immutabile monumento alla perfezione più assoluta, qualcosa che nemmeno il tempo, nemmeno il destino, nemmeno un dio avrebbe mai potuto mutare. Sarei stato incrollabile, invulnerabile alle debolezze umane, elevato ad una divina impeccabilità, e invitto ed invincibile mi sarei stagliato contro il mutevole mondo e le sue effimere illusioni.
Ma ormai la mia ora è giunta, e i miei ambiziosi sogni di gloria si sono rivelati essere niente più che i miserabili vaneggiamenti di un povero pazzo, che bramava l’immortalità, la perfezione, la divinità, anelava a librarsi alto nel cielo mentre in realtà stava solo strisciando nel fango.
Ho creduto di essere un dio, quando non ho nemmeno avuto il coraggio di essere un uomo; ho voluto sopprimere le mie emozioni per essere invulnerabile, quando le emozioni sono quanto di più divino ci possa essere nella natura umana.
E’ forse per questo che mi sono lasciato colpire a morte? Sapevo forse, dentro di me, che tutto ciò a cui ho sacrificato la mia vita sarebbe fallito miseramente?
Credevo forse di poter evitare che ciò accadesse?
“Alla fine, penso di aver vissuto come una stella cadente che, sfiorando il meraviglioso e perfetto cielo e credendo di aver raggiunto l’apoteosi, all’improvviso precipita ritrovandosi, sola e dimenticata, a morire nella polvere del fallimento.”.
E mentre nella mia mente ormai stremata è nato il mio ultimo pensiero, chiudo gli occhi e sul mio viso si dipinge un sorriso, un sorriso sereno, autentico, come non se ne vedevano da tanto, troppo tempo su questo mio volto che è rimasto e rimarrà per sempre quello di un bambino.
Forse, nonostante tutto, non sono mai stato che questo.
Un bambino. Un bambino che sognava di poter vivere per sempre.
Grazie a tutti!!