Decamerone - 1ª Edizione

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CAT_IMG Posted on 24/12/2009, 16:32     +1   -1

Targhette Utente

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tutti di voi penso conoscano il decamerone di boccaccio e la sua struttura... per chi non lo sapesse in breve lui ha riunito 10 persone nella sua storia che sono in una stanza segregati per la peste e ognuno di loro a turno propone un argomento e tutti scrivono una storia a riguardo...
ARGOMENTO: libero

i partecipanti per ora sono:
ciaruz
SPOILER (click to view)
“Driiin, driiin, driiin” mi sveglio di scatto da un sonno irrequieto e noto il telefonino che sta suonando sulla scrivania del mio ufficio, mi è arrivato un messaggio, maledette compagnie telefoniche che rompono con le loro pubblicità.
Ma che ora è? Oh, cazzo son già le 19.00 mi devo essere addormentato sulla pratica, sistemo le ultime scartoffie, le infilo alla rinfusa nella mia valigetta 24 ore e mi avvio verso l’uscita.
Chiudo la porta alle mie spalle e mi dirigo verso casa, fuori c’è la nebbia, i rumori delle macchine sono attutiti e il silenzio domina.
Milano è silenziosa e la luce dei lampioni arriva fioca sulla strada e non riesce ad illuminarla. La città sembra scomparsa avvolta in un velo sottile e grigio.
Quand’ero piccolo adoravo la nebbia, era come se mi trovassi in una sorta di paese incantato avvolto da un incredibile alone di mistero, ah com’ero fantasioso da piccolo. Ora invece non ho più molta fantasia e vivo la vita con più cinismo.
Prendo dalla tasca il mio pacchetto di sigarette e mi accingo ad accendermene una, adoro fare lunghe passeggiate mentre fumo le mie Lucky Strike. Intorno a me vedo un sacco di persone nervose, ferme per il traffico per colpa della nebbia. Alzo il bavero della mia giacca e mi avvio frettolosamente perché la nebbia ormai si sta “impadronendo” della città.
Eccomi a casa, infilo la chiave nella serratura ed entro nel mio appartamento, piuttosto piccolo per una persona appartenente al mio ceto sociale ma da quando son rimasto solo ho preferito trasferirmi qui, non riuscivo più a vivere nella mia vecchia casa, troppi ricordi mi ossessionavano ogni volta che ci entravo.
Dopo aver chiuso la porta alle mie spalle poso a terra la mia 24 ore e mi lascio cadere sulla poltrona in pelle, mi abbandono nei miei pensieri quando d’un tratto noto una vecchia foto impolverata sul mobiletto del salone.
Mi alzo dalla poltrona e vado a prendere quella foto, ci soffio un po’ su per cercare di pulirla al meglio e non appena capisco di che foto si tratta, non riesco a trattenere le lacrime che cadono giù come gocce di pioggia.
Eccoci lì, tutti e tre, com’eravamo felici, una famiglia perfetta come quelle che si vedono nelle pubblicità, sembrava che nessuno potesse rompere quell’equilibrio, che nessuno potesse toglierci quel sorriso ma nella vita tutte le cose belle prima o poi devono finire, e finì proprio quella maledetta sera di un anno fa…
Proprio come oggi era la vigilia di Natale ed io avevo finito tardi di lavorare Venice , mia moglie, assieme alla nostra piccola Emily mi vennero a trovare sul posto di lavoro e insieme ci dirigemmo in macchina verso casa.
Anche quella sera c’era la nebbia ed io mentre guidavo notai il volto angelico della mia bambina che sembrava come rapita da quello spettacolo, io mi distrassi un attimo e rimasi a guardarla dallo specchietto, quella distrazione mi fu fatale, una grossa autovettura scura che si muoveva ad alta velocità si scontrò contro la nostra auto e finimmo a sbattere contro una vetrata, soltanto io sono sopravvissuto, perché soltanto io? Perché loro non si sono salvati? Può il destino essere più crudele di così? È da un anno ormai che continuo a ripetermi queste domande, ma un giorno ci riuniremo tutti e tre e torneremo la famiglia felice.
“Driiin, driiin, driiin” ancora quelle maledette compagnie telefoniche? Ah no è un promemoria: “è quasi ora” come se potessi dimenticarmene, è da mesi che ci penso ormai.
Mi avvicino alla scrivania, apro il cassetto e ne estraggo la mia beretta m9, do un ultima occhiata al mio orologio, bacio la foto “ci rivedremo presto” punto la pistola alla tempia e premo il grilletto. Lascio per sempre questo mondo per ricongiungermi alle persone che amo. Addio.
Giovedì 24 dicembre 2009 alle ore 19.45 muore nel suo appartamento un uomo triste e solo.
Mercoledì 24 dicembre 2008 alle ore 19.45 muoiono in un incidente d'auto moglie e figlia di quell'uomo.

The Fool
Ellil
SPOILER (click to view)
Il mattino… Che bel inizio di giornata… Chissà come sarebbe se iniziasse con il tramonto, con la notte. I raggi brillano di freschezza tra gli alberi non ancora desti; i palazzi colmi di persone assonnate, mi paiono freddi, ognuno avvolto nel proprio colore e mistero, come se un palazzo rosso fosse più permaloso di un altro con le balconate ornate con figure in rilievo.
Cammino da sola per questa strada quasi vuota, i lampioni si piegano immobili su di me, come se volessero fare da cornice al mio passaggio. Cammino senza i-pod e mi sembra tutto così silenzioso, tutto così calmo, anche dentro di me. Mi rendo conto che ascoltando l’i-pod, ci partecipo molto emotivamente e questo mi stanca. Non avevo mai pensato che i miei passi potessero risuonare in questo modo sul marciapiede bagnato. Mi diverto a creare nuvolette di vapori con il respiro e cerco di farle durare più a lungo possibile. Sorrido all’idea di paragonarmi ad un treno, come quelli che si vedono nei film, che attraversano bellissime lande verdi con questa scia di fumo simile al mio vapore. Penso anche che l’aria è particolarmente pulita e fredda oggi; respirando a fondo mi accorgo che mi bruciano le narici ed è come se sentissi il freddo arrivarmi fin nella trachea… Però mi piace… E’ strano perché è come se mi sentissi più libera e più leggera. Guardandomi ancora attorno, riconosco tutti gli edifici… Lì abita un ex studente della mia scuola; scendeva sempre alla mia stessa fermata, ma non abbiamo mai parlato. In realtà ho fatto poche conoscenze sui pullman.
Una volta ero alla fermata perché dovevo andare in centro ed un signore, sulla cinquantina, ma ancora molto giovane d’aspetto, ha iniziato a parlarmi dei pullman. Poi, facendo conversazione, ho capito che voleva andare alla stazione, ma non sapeva come arrivarci, in un finale, abbiamo preso lo stesso pullman. Lui mi ha parlato dei suoi figli, del suo lavoro… Penso che uno più sano di mente di me, l’avrebbe preso per un ubriacone e donnaiolo pervertito perché mi riempiva di complimenti e mi sorrideva. Ma io non avevo paura, non mi sentivo male, forse un po’ in imbarazzo, ma lui era troppo preso nei suoi pensieri o troppo ubriaco per rendersi conto che cercavo solo di non far caso alla sua galanteria. Subito dopo però d’essermi comportata così, perché quando doveva scendere, mi ha addirittura baciato la mano dicendomi: << Sei ancora così giovane, ma ascolta me, uno sconosciuto come me, non ti fidare di chiunque.>> Quelle parole mi hanno scavato dentro come un trapano. In pochi minuti quel signore era arrivato a capire che tipo di persone fossi. Ero rimasta impietrita, ma l’ho salutato dal finestrino e l’ho seguito con lo sguardo mentre il pullman ripartiva. Ero sicura che tutti i passeggeri avessero sentito la nostra conversazione, perché subito dopo che lui era sceso, mi sentivo un po’ osservata, come se le loro parole e pensieri accusatori, colpissero la mia corazza di autodifesa e impassibilità o voglia di sembrare tale. Eppure stavo bene, non perché me ne fregassi molto dei loro pensieri, ma perché pensavo di essere diversa da loro, così chiusi nel loro mondo di gente per bene, così limitata da un loro universo estremamente piccolo.
Mi ero sentita come adesso… Bene nella mia diversità.
Sto camminando per strada, alle 7:00 del mattino, il giorno di Natale. Le luci al neon dei negozi non sono accese, perché è giorno e soprattutto perché sono chiusi. Mi sembra di camminare per una Torino-fantasma. L’aria fredda che sento nei polmoni mi fa riflettere sulle tantissime partcelle nell’aria che possono essere dannose ai miei bronchioli…Però non lo sento, significa che sto ancora bene…Alle volte penso: “che scema! Mica puoi sentire delle particelle così piccole!” Mah… Ma il mio corpo le sente…E allora quelle persone che ogni tanto vedo girare con la mascherina? Anche loro saranno così ossessionati come me? Magari mi prenderò il nuovo virus… Hahahahh! Sorrido pensando che spaventata che dev’essere la gente. D’un tratto, mi sento ancora bene nella mia diversità… Di solito la vivo molto male, ma ho capito che in fondo non c’è niente di male… In fondo cosa dovrebbe esserci di male? Hahahaha.
Mi siedo su una panchina e per un attimo ho un brivido lungo la schiena per il gelo. Non c’è proprio, davvero, nessuno…Solo io, i palazzi chiusi nell’indifferenza al mio passaggio, gli alberi piegati dal pesante manto bianco ed una panchina gelata. Penso che le panchine siano una grande invenzione, esse mi riscaldano e si rendono utili. Hahaha, meglio di così!! Mi sento come vittoriosa nella mia diversità… Non vedevo l’ora di staccarmi da quel alberello , da tutte quelle facce ipocritamente felici, da tutta quella folla di via Garibaldi, tutti preoccupati dei fatti propri e così stupidi. Ok, forse non stupidi, ma così presi da cose inutili, da sembrare stupidi. Non mi piace giudicare a prima vista, ma in via Garibaldi te lo puoi permettere. .. Sono sempre gli stessi. Specialmente a Natale si dimostrano tutti uguali tra loro e la cosa mi mette una tristezza infinita. Via Garibaldi, la chiamo Via delle Pecore e nella mia mente sono talmente delle pecore, che se si vestissero tutti in costume da pecorella bianca alla Heidi, per me non ci sarebbe nessuna differenza.
Nascondo la bocca nella sciarpa espirando via aria calda che fa ancora più vapore e m’inumidisce le labbra; forse dovevo portarmi un burro cacao… Per un attimo ho ancora più freddo e poi inizia a nevicare.
Nevica in un modo dolcissimo, a sorpresa. Non sai dove andranno a posarsi i fiocchi e rendono tutto come un gioco d’intelligenza…Se capisci dove cadono, hai vinto… Che mente malata! Alcune di queste fragili strutture sfiorano il mio viso per poi sciogliersi nell’arco di qualche secondo.
Ma stare qui, da sola, a pensare quanto sia bella la neve non mi rende comune a tutti gli altri? Con un sorriso penso che, poi, non sono così diversa come mi piace ritenere… Chissà quanti sono come me… La chiamano insoddisfazione dalla società o cose simili… Ma chi è soddisfatto con la società d’adesso? Forse, essere diversi, oggigiorno, significa, proprio, stare bene. Hahaha… Ironia della sorte! Oppure no… che ne so io?
Controllo velocemente l’ora… 7:45.
Saranno 5 minuti che sono seduta ed ecco il storico pazzo che esce con il cane da un palazzo vicino. Sembra un tipo molto casalingo, tant’è che è vestito come se stesse per andare a sciare, ma è allegro. Con cattiveria penso al suo cane che adesso sporcherà tutto questo candido biancore e altrettanto con cattiveria penso al suo padrone che non vede l’ora di tornarsene a casa, dopo aver fatto un misero giretto del palazzo con il cane, il quale, già abituato, farà subito i suoi bisogni senza pretendere niente d’eccentrico, a meno che non incontri un altro cane, questo è ovvio… Ma penso, proprio, che oggi il padrone sarà soddisfatto ed il suo desiderio di tornare a casa e riempirsi d’altro pandoro sarà esaudito. Mi passa accanto felice. Mi guarda un attimo con piccoli occhietti scuri e interrogativi. Io fisso il suo sguardo spostandolo sul cane che sta annusando la neve fresca. Sorrido all’uomo con compassione. Penso che il Natale sia davvero una cosa pietosa, non cambia molto delle tue abitudini, ma allo stesso tempo cambia altre cose.
Adesso meno che mai ho voglia di tornare a casa. Vorrei invece che fosse notte, così da potermi rifugiare in un pub caldo per prendere solo un the… Forse sto semplicemente cercando un’atmosfera diversa… D’un tratto mi sento agitata… So come potrei stare meglio… Ho bisogno di compagnia… Ho bisogno di sfogarmi con qualcuno… Ma Giuseppe non c’è, nemmeno Manuel c’è, nemmeno Giacomo… Forse Giuseppe lo vedo nel pomeriggio, ma allora sarà stato troppo tardi. Cerco il cellulare, lo sento gelato nelle mie mani. Ritrovo non so quanti messaggi di “ Buon Natale!”, di quelli che invii a tutta la rubrica vodafone, sennò paghi di più se sono Tim o altro. Non rispondo a nessuno… Ma cerco subito il numero di Manu. Gli mando gli auguri chiedendogli di vederci… Tanto so che è inutile… Non mi risponde da giorni… IN fondo gli ho detto che l’avrei aspettato…
Forse è arrivata anche per me l’ora di concentrarmi di più sulla mia vita e lasciar perdere il Natale e la neve e tutta questa gente che non mi fa né caldo né freddo.
Tornando a casa, passo davanti ad un barbone avvolto in un po’ di coperte. Gli passo accanto e lui mi tende una mano tremante bisbigliando: “ Buona giornata, signorina!” e io lo guardo stupita. Non mi ha detto “ Buon Natale”… Allora mi piego fino al suo livello da seduto. Frugo nel portafoglio e gli lascio due euro. “ Ma tu sai che giorno è oggi?” gli chiedo e lui mi dice: “ Uno come tanti altri, solo che oggi nevica.” – “Oggi è Natale…” – “A me non cambia gran cosa… Anche se dovesse essere il giorno del Giudizio… sarebbe sempre la stessa cosa per me…” Lo guardo impietrita e non saprei dire se per pietà, compassione, depressione, tristezza o rabbia. “ Posso sedermi vicino a te?” Gli chiedo e lui ride. Cosa cavolo c’è da ridere? Beh, in fondo devo sembrare ridicola… Con il mio cappotto rosso, gli stivali in pelle, a volermi sedere vicino ad un barbone.
“Non sono gente per lei, signorina… Vada a casa che fuori fa freddo; si metta al caldo”
“Ma lei sta sempre qui?”
“Sempre”
“Allora perché mi parla del calore di una casa che non conosce?”
“Perché di sicuro è meglio di una strada innevata, avendo come tetto il balcone di una banca”
Ammutolisco. Mi sento uno dei tanti di fronte a lui. Mi sento inferiore, ma superiore ad altri.
“Se io le offrissi da mangiare per pranzo?”
“E cosa me ne faccio? Domani sarò nella stessa situazione.”
Mi sento offesa che la generosa offerta sia stata declinata in un modo così brusco.
“Non dovrebbe invece accettare quello che le viene offerto gratis oggi, senza pensare troppo al domani?”
“Signorina, se io non avessi pensato mai al domani, Lei non avrebbe mai potuto parlarmi oggi…”
Che barbone orgoglioso, penso. E una forte malinconia mi preme e lo guardo offesa e piena di comprensione.
“ Non si preoccupi, signorina… A Natale, in fondo, si riceve di più… Heheheh” Lo guardo dall’alto in basso mentre faccio per alzarmi e andarmene.
“ Beh… Buona giornata anche a Lei…” Gli auguro.
“Oh, lo sarà sicuramente, signorina… Arrivederci.”
Ma io non avevo di certo voglia di rivederlo. Mi vergogno per la mia impertinenza, per la mia cattiveria.
Il freddo mi ha fatto gelare naso ed orecchie.
Adesso sono in un caldo bar, miracolosamente aperto, stamattina. Scrivo queste righe e rileggendole, spero di capire qualcosa in più dei miei pensieri. La realtà è che io non sono poi così cattiva. Tutti cercano il calore di un bar, con il suo buon odore di caffè, rumori del cambio della capsula da caffè nella macchinetta… Tutti l’avrebbero fatto. Adesso sto per tornare dal barbone per portargli un caffè e gli auguri di Natale. Spero che almeno questi li accetti.

Ciucus
-Echoes-
SPOILER (click to view)
“ Pecore” pensavo. “ Pecore; sono tutti delle pecore che ne approfittano delle festività natalizie per nascondersi dietro false maschere e distribuire bontà nei vicoli e nelle strade”.
Uscii dalla doccia, rabbrividendo al cambio di temperatura.
Presi un asciugamano e iniziai a passarmelo su tutto il corpo prestando particolare attenzione ai capelli che strofinai con accurati movimenti e adoperando una particolare precisione.
Oh Fratelli e rari amici! I miei capelli! Li adoravo i mie capelli; cosi lisci e lunghi, carezzevoli al tatto e ammirevoli alla vista, Oh fratelli; con quel colore castano chiaro sembravano risplendere di luce propria come il Sole.
Avvoltomi l’asciugamano alla vita uscii dalla stanza da bagno e entrai nel salotto.
Mi sedetti sul divano e inizia a sorseggiare un bel bicchierone di latte fresco, Oh fratelli che delizia.
Mentre sorseggiavo il latte il mio occhio cadde di nuovo sul tavolino dove vi era il giornale aperto, precisamente alla pagina cinque, dove si poteva chiaramente leggere il grande titolo stampando a caratteri maiuscoli in grassetto : “Per le Festività Natalizie il sindaco promette più sicurezza nelle strade” .
E cari amici miei, potete giurarci, rileggendo quel titolo per l’ennesima volta risi ancora.
Queste persone false che approfittano delle festività per far risaltare il loro aspetto eroico.
Per come io abbia parlato delle festività, Oh cari amici, potreste pensare che io le odi: per niente,
anzi, mi piacciono assai, dopotutto si sta a casa da scuola !
E cosi passai le ore, sorseggiando quel latte per gustarmelo fino in fondo e sentirlo scivolare nella gola freddo e saporito; guardai l’orologio sul comodino: erano le 21:00.
“Ora di prepararsi” pensai.
E cosi, Cari amici, inizia, ormai asciutto, ad indossare i vestiti all’ultimo grido che pà e ma avevano regalato al loro unico e amato figlio come regalo natalizio.
Vestito tutto all’ultimo grido entrai in camera e estrassi dal cassetto sotto il letto un bel coltello con il manico in avorio lavorato e un bel bastone da passeggio tutto lavorato anch’esso con in cima raffigurata la testa di un porco, Oh si cari fratelli, di un porco !. E me ne vantavo di quel porco, Oh eccome se me ne vantavo !
Cosi vestito tutto per bene me ne uscii fuori dirigendomi verso il posto dove io e miei due soma eravamo soliti incontrarci.
Era una serata bastarda di inverno, ma io cari fratelli lo sfidavo questo freddo pungente.
Camminando incontrai due poliziotti; si quelli vestiti tutti in divisa, con il randello da una parte e il varo vecchio ferro dall’altra.
Gridavano ubriachi già alle prime luci della notte; gridavano parolacce e bestemmie come se avessero tutta un putrida orchestra al posto della lingua.
Me ne andai, affrettando il passo, quasi disgustato da quella ignoranza colossale racchiusa in due minuscoli corpi fatti di carne e putridume.
Finalmente arrivai fratelli; ed ecco la i miei due soma Jack e Eric; se ne stavano sdraiati sul bordo della fontana con i loro lucidi stivali neri, adatti a festare per bene la gente.
Mi avvicinai e a loro e chiesi : “ Allora che si fa, eh ?.
Non mi risposero ma mi guardarono in un modo come per dire :“ Fai tu vecchi soma”.
Cosi feci io e inizia ad avviarmi lungo le strade che sapevo essere poco frequentate.
Io, Oh fratelli, ero il più vecchio dei tre e per questo ero rispettato e temuto; il rispetto è una cosa fondamentale della vita di gruppo.
Era la vigilia di Natale fratelli e non c’era in giro anima viva, solo vecchi ubriaconi che era noioso da festare, perché quelli con la scusa che prima o poi sarebbero dovuti morire si limitavano a prenderle urlando solo di tanto in tanto, ma inoltre sentivano poco i calci e i pugni con tutto l’alcol che gli circolava in corpo.
Camminavamo ormai da un buon quarto di ora quando, Oh fratelli, una meravigliosa visione mi si para di fronte ai miei fari spalancati : due innamorati che passeggiano beatamente mano nella mano incuranti dei problemi e dei pericoli del mondo.
Ecco, una cosa che proprio non riesco a sopportare fratelli sono queste coppiette di ingenui che con la loro arroganza pensano di poter avere tutto e dare nulla.
Cosi, dopo aver fatto i dovuti cenni ai miei due soma e dopo esserci indossati per benino le maschere che ci permettevano di fare le nostre bravate senza il rischio di essere riconosciuti, ci avvicinammo a loro in corsa e buttammo a terra la ragazza e io, cari amici, con un bel colpo del mio porco bastone ruppi una gamba allora stupido soma che stava assieme alla ragazza e quello cadde per terra tutto frignante lamentandosi e tenendo stressa a se, come se avesse paura di perderla, la sua povera gamba.
Cosi mentre Eric teneva ferma la donzella io e il mio soma prediletto Jack festammo per bene il ragazzo, con calci e pugni fino a quando , Oh cari fratelli, non usci la cara amica salsa rossa, cosi limpida scorreva dalla testa, e quello, lo stupido ragazzo che stavamo festando per benino, come ringraziamento svenne.
Cosi ci dedicammo alla ragazza, alla quale demmo un po’ del caro vecchio va e vieni; prima io, poi Eric e infine Jack.
Mentre locchiavo per benino Jack che le somministrava un po’ del vecchio e buono va e vieni, pensai, Oh fratelli, a come sarebbe stato essere al posto di quei due ragazzi che stavamo festando; ma subito cacciai via quel pensiero inutile e ingombrante.
Finito il nostro lavoro lasciammo per terra quei due stupidi e ricominciammo, dopo una breve sosta in un bel bar, a girovagare per le strade in cerca di qualche stupido da festare per bene.
Cosi passai la vigilia del nostro caro Natale e tornato a casa pensai, Oh fratelli, a che meravigliosa serata avevo passato.
È proprio vero che il Natale rende tutti più felici, Oh cari fratelli.

¬Zooidberg™
DolceMisuzu

bhe che dire... buon natale e buon lavoro :)
posteremo tutti qui i nostri lavori! ;)

a seguito di alcune riflessioni abbiam deciso di cambiare l'argomento in argomento libero poichè nessuno dopo molto tempo, me compreso non è ancora riuscito a metter giù qualcosa di buono...

Edited by ciaruz - 28/2/2010, 23:16
 
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The Fool
CAT_IMG Posted on 24/12/2009, 17:19     +1   -1




sto scrivendo
 
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CAT_IMG Posted on 24/12/2009, 17:24     +1   -1

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braverrimo!
 
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¬Zooidberg™
CAT_IMG Posted on 24/12/2009, 21:39     +1   -1




io sto pensando.. accade poche volte all'anno vorrei contemplare questo momento..
 
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CAT_IMG Posted on 25/12/2009, 02:22     +1   -1
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Natale. Tema complicato????
 
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-Echoes-
CAT_IMG Posted on 25/12/2009, 15:53     +1   -1




tu non partecipi zio ?
 
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CAT_IMG Posted on 25/12/2009, 23:41     +1   -1
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Beh, siete già in 5-6. Se serve posso pure partecipare. Ma non ho una bella penna, io. :§§:
 
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Ciucus
CAT_IMG Posted on 26/12/2009, 15:08     +1   -1




Bisogna postarli entro?
 
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CAT_IMG Posted on 26/12/2009, 17:29     +1   -1

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massi nick più siamo meglio è... cmq nn c'è una data x postare... nn mi piace dare un limite all'ispirazione però d certo che non sia troppo tardi,per scrivere come si deve bisogna avere ispirazione e tempo libero perciò quando avete tempo postate :)
 
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CAT_IMG Posted on 26/12/2009, 18:30     +1   -1
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Secondo me ci deve essere una data invece, sennò si corre il rischio che nessuno posti...
 
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-Echoes-
CAT_IMG Posted on 26/12/2009, 18:47     +1   -1




si..anche secondo me....diciamo una data approssimativa...poi se uno dopo quella data non è riuscito/ non ha avuto tempo di fare la storiella se vorrà potrà postarla dopo...però alla scadenza si cambia argomento.

Che ne dite ?
 
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The Fool
CAT_IMG Posted on 26/12/2009, 18:49     +1   -1




va bene...io direi capodanno
 
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-Echoes-
CAT_IMG Posted on 26/12/2009, 18:50     +1   -1




per me va bene
 
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Ciucus
CAT_IMG Posted on 26/12/2009, 18:53     +1   -1




anche per me
 
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CAT_IMG Posted on 27/12/2009, 01:09     +1   -1

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bhe si esattamente una settimana di tempo... x me va bene... anche se per ora non ho idee, non mi piaccion le storielle di natale XD
 
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130 replies since 24/12/2009, 16:32   523 views
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