L_Vendect |
|
| Una stanza piena di schermi di computer.
Un ragazzo pallido guarda pensieroso e un po’ scocciato un cd dalla copertina argentea, bruciacchiato.
Esitante, lo afferra con le mani affusolate coperte dalle maniche troppo lunghe.
Lo ripulisce con tenerezza innaturale in lui, sporcando il pigiama inamidato.
Cammina in modo buffo fino ad un lettore cd, poi preme un tasto e infila il cd nello sportello aperto.
CLICK.
Lo richiude.
Torna sedersi in mezzo alla stanza, in mezzo ad una decina di pupazzetti.
Rovista fino a trovarne un paio e li stringe nella mano fino a conficcarsi le unghie nel palmo. Corrucciato osserva le gocce vermiglie.
La musica comincia, frustando l’aria immobile della notte con urli graffianti.
La mano corre a premere AVANTI, alla ricerca di qualcosa di familiare.
Una ricerca sempre più disperata e incalzante, che si ferma di colpo.
Rivede la sua vecchia casa, l’istituto, e un ragazzo che passeggia per i corridoi baldanzoso, canticchiando a bassa voce una canzone.
Empty spaces, what are we living for?
Abandoned places, I guess we know
the score
On and on
Does anybody know what we are looking for?
Reprime le lacrime.
Non ha mai pianto in tutta la sua vita.
Ma il suo amico/ nemico di una vita è morto.
E promette solennemente vendetta.
E giustizia.
Scrive con un pennarello nero e scrive sulla copertina del cd: 27 gennaio. M. requiem.
Another hero, another mindless crime
Behind the curtain, in the pantomime
Hold the line
Does anybody want to take it anymore?
The show must go on
The show must go on
Inside my heart is breaking
My make-up may be flaking
But my smile still stays on
|
| |